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Cultura

. Dal libro di Paolino Severi
. Vita, morte, e ... la storia
. 1881 Società di Mutuo Soccorso per gli operai ...
. 1907 Società Telefonica di Romagna Poloni e C.
. E siamo alla Grande Guerra ...
. Paolino Severi, ne 'L' Angolo", del Dicembre 1991
. da Valerio Bandinelli a Domenico Marescotto ...
. Il territorio di Gambettola ha un tornaturato di 1933.86.69 ...
. Un documento di 168 anni fa.
 

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STRACCI IN ARCHIVIO

Dal libro di  . PAOLINO SEVERI .
> I STRAZER DE BOSCH - Società editrice Il Ponte vecchio Cesena

"Perché tirar fuori i fratelli Ravaldini, ho chiesto."
"Per un dovere di giustizia e di riconoscenza", m' hanno risposto.

Ed è stato così che m' hanno sollecitato a buttar giù questi appunti.
Ho accettato, perché anch'io sono un figlio della Gambettola del passato, che nei confronti dei fratelli Ravaldini ha il grosso dovere di sdebitarsi.

Di Giovanni Battista Ravaldini, nato nel 1807, sappiamo che, nel 1838, presiedette il Consiglio Comunale.
Doveva, quindi, trattarsi di un elemento probo, onesto, ossequiente al governo del tempo (quello pontificio).
Nel 1855, l'anno del Cholera inorbus, fu a capo della commissione sanitaria.

Di Cristina Ravegnani, nel 1874, già vedova, subentrata nella conduzione dell'azienda domestica, sappiamo che "esercitava il commercio all'ingrosso" e che, nel 188 1, figura tra i "magazzinieri di stracci" assieme ai gambettolesi
(citiamoli almeno una volta! ... ) Lucchi, Abbondanza, Bertolas, Pasini e Gozzi.

Morì nel 1916. Di lei si scrisse: "Fu donna d'alto sentire e di benefica, nobilissima vita".

 

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> I FRATELLI RAVALDINI

Il primo, Antonio, nasce nel 1863, morendo improvvisamente il 31 dicembre 1929.
L'altro, Leopoldo, nasce nel 1865 e muore nel 1927. "Modesto, retto, ufficiale medico in guerra".

La loro presenza nella vita amministrativa paesana è quasi continua.
Nel 1891, il comune è retto da Antonio, che  nel 1900  farà parte della Giunta Comunale, promotrice di "fiere di bestiame", canapa e merci nell'intento di favorire "il nazionale miglioramento e il commercio del bestiame bovino nella nostra regione", e che, nello stesso anno, alla tragica morte di re Umberto porta a 1.000 le precedenti lire stanziate per l'erezione di un ospedale a Gambettola.

È una prova concreta di interessamento alle necessità locali.
L'iniziativa dell'ospedale non andò mai in porto, anche se si redasse un regolamento che stabiliva: "Medico, custode e infermiere per i primi cinque anni, presteranno la loro opera gratuitamente" e questo per fare funzionare l'opera.

Quella dei soldi, per gli amministratori del tempo, è una curiosa rogna... Non possono recepire nemmeno la richiesta del parroco, che vuol fare delle feste grosse con cantanti e musicisti di Pesaro, luminarie, fuochi artificiali.
Ed altre volte, quando si organizzarono a Gambettola delle corse ciclistiche, il Comune non sborsò mai una lira e le spese se le addossò il Circolo di divertimento e di lettura. Oggi, beh .... lasciamo perdere. I confronti sono sempre antipatici.

 

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> ATTIVITÀ SOCIALE

Nel 1881, Antonio era stato tra i promotori della Società di Mutuo Soccorso per gli operai e, in occasione del ventennio di fondazione, pensa ad un Asilo Giardino d'Infanzia. Si bussa a denari con una frase ad effetto: «Voglio pensare che ad ogni educatorio che si apre, è un carcere che si chiude».

L'asilo comunale viene realizzato nel 1913.
Nel 1906 si affrontano altri due problemi: un'aula per il disegno e le strade nuove o da allargare.

Scuola di disegno: vuol significare qualificazione dei ragazzi. Una scuola di disegno e poi di Arti e Mestieri fu sempre nel programma di Antonio, che lasciò 150.000 lire per la sua realizzazione. Si trattò di una iniziativa di rilievo per l'economia gambettolese, che fu mantenuta parecchi anni, ripresa dopo la prima e la seconda guerra (1918 e 1945). Da quella scuola uscirono ottimi e qualificati artigiani che si fecero onore e diedero lustro al nostro paese. Nel 1948, fu intitolata al suo nome, come si scrive nella delibera consigliare, "doveroso riconoscere il contributo morale e materiale del benemerito cittadino alla realizzazione di questa lodevole iniziativa, di cui beneficiano i figli del popolo". Un pizzico di stile classista, com'era di moda nel tempo...

La scuola nel dopoguerra non ebbe lunga vita: i nuovi ordinamenti videro la scuola media diventare conquista dell'Italia democratica.

Da notare che nel suo testamento Antonio esprimeva la speranza che "qualche altro facoltoso del paese (lo) avesse seguito in questa opera filantropica". Rimase sempre una speranza.

Quella delle strade larghe (affermava sempre il defunto Agostino Spinelli) era un chiodo fisso del Ravaldini. Prevedevano il progresso, l'era dei veicoli (nel 1905, solo due gambettolesi avevano il "motociclo" con relativa licenza: Romeo Fantini e Leopoldo Ravaldini), il grande, turbinoso traffico che necessita di larghe strade. Si realizzò, allora, la prima parte della strada della Stazione, come si volle chiamare l'attuale viale Carducci e la si volle larga, di una larghezza che sembrò, allora, spropositata.

Oggi resta ancora la più bella strada di Gambettola. I Ravaldini avevano visto giusto.

 

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> DAL TELEFONO ALLA FORNACE

Nel 1907, un'altra felicissima idea dei Ravaldini: trattative con la Società Telefonica di Romagna Poloni e C. "di somma utilità ai commerci ed all'industria fiorentissima del Comune". Quel fiorentissima era una bugia bella e buona, ma la si poteva dire, pur di avere il telefono.

Si pensa anche a piazza Cavour " investendo in mezzo a detta piazza piante a foglia non caduca; una zona divisa in 4 aiuole, con 4 viali traversali; le aiuole circondate da muretto di mattoni, mentre i viali saranno imbrecciati".

Poi la "sistemazione del Borgo Mazzini, nella zona centrale del Paese, attraversato dalla Fossa Luparia... che manca di chiaviche". E nel 1908 un'illuminante proposta: "Per attivare a Gambettola una fornace laterizi, cedere gratis il terreno comunale, a nord della nuova strada Branchisa a quelle ditte o società cooperative che si impegneranno con serietà d'intendimenti ad impiantare in quella località una fornace di materiali laterizi e ciò ad incremento industriale, edilizio ed economico del paese".

Il primo atto concreto, che fece poi strada e nel 1910 si formò la "Paganelli", che fu "inizio di benessere e di civiltà. L'industria costruita con sistemi moderni ha cominciato la sua attività quotidiana".
Anche oggi e da quanti anni!  la fornace incide sulla vita produttiva gambettolese. 

Altre proposte ed altre iniziative furono il macello comunale, l'asta per il Palazzone, già Saladini, le trattative per la definizione dei nuovi confini con Longiano, l'acquisto di terreno per "ricreazione scolastica e palestra ginnastica" e la sostituzione della vecchia catapecchia "residenza municipale" col bel palazzo inaugurato nel 1914.

 

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> LA GRANDE GUERRA

E siamo alla grande guerra.
Il 2 giugno 1915, Leopoldo Ravaldini firma il vibrante manifesto rivolto alla sua gente: "perché scompaia ogni pubblico dissidio, cadano le private contese, tacciano le inutili querele... E faccia ognuno quanto può nel bene di tutti dinnanzi alla  MAESTA'  della  GRAN MADRE COMUNE".

I fratelli Ravaldini furono i primi a metter a disposizione 50 lire per il grano a famiglie povere.
Le loro donne presero parte ai vari Comitati assistenziali: "Pro Croce Rossa Italiana", "di preparazione civile", per "offerte pro liberati e liberatori ".

Leopoldo prestò servizio militare raggiungendo il grado di Maggiore Medico. La ditta continuò a dedicarsi al commercio di "canapa, scarti e stoppa".

Nel 1919, Leopoldo si dimette da sindaco, ma i due fratelli non negano la loro collaborazione, il peso della loro esperienza, la loro capacità per la soluzione di problemi, che sembravano ancor più gravi dei precedenti, dato anche il clima politico, che imbarbarisce la vita della gente.

Danno la loro adesione ad una Società Industriale Gambettolese dai grossi progetti: non se ne fece nulla. Si impegnano per l'altro progetto comunale delle nuove fabbriche nel 1920, con la cifra di 40 mila lire, la più alta in assoluto. Anche questo non si realizzò.

Leopoldo fece parte della Cooperativa per la coltivazione del tabacco.

Ambedue diedero la loro massima collaborazione, per l'impianto a Gambettola di una fabbrica per concimi, per dare lavoro alla povera gente: la Federazione dei Consorzi Agrari non appoggiò l'iniziativa, ritenendo "azzardato mettersi in questa impresa".

E, intanto, non trascurarono i loro affari di famiglia. Assistettero a rivolgimenti politici e lavorarono in silenzio, incrementando il commercio e  splendido dato a loro favore stimolarono in ogni maniera chi lo praticava. Anche in quella più rischiosa dei prestiti. Ma loro conoscono i Gambettolesi ed hanno fiducia in quella gente operosa.

Poi, a distanza di due anni l'uno dall'altro, i fratelli Ravaldini passano all'altra vita. Alla loro morte, la "grande casa", l'orto e del buon danaro andarono in beneficenza. Il palazzo diventò sede delle Opere Assistenziali, ricoverò, poi, bimbi e anziani e 

Ma arriviamo alla cronaca moderna; la storia, per il momento, finisce qui.

 

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> AGLI STORICI DI GAMBETTOLA

Ho presentato i fratelli Ravaldini come pubblici amministratori, quasi trascurandoli quali commercianti. Se l'avessi fatto, si sarebbe sicuramente allungata la barba ai lettori del mio pezzo, per un semplice motivo: andare a fondo nel problema canapa (e i Ravaldini sono stati prima di tutto commercianti in canapa, poi in stracci, vetro, cascami ecc.) significa aprire un grosso capitolo culturale del nostro paese.

La canapa e i suoi riflessi col filare delle donne, la tela, i vestiti, la tintoria, la corda, le fibre tessili, le barche (nel 1912 Antonio Ravaldini venne in possesso di una piccola corderia addirittura a Livorno ... ). Lo seguirono in questa attività i vari Daltri (Martòin), Galassi (Terènzi) e Benedettini. Poi arrivarono le fibre sintetiche e....

Si tratta di uno studio tutto da fare su questo aspetto culturale della canapa (prima la canapa, poi gli stracci), che lasciamo a qualche gambettolese volonteroso. Le figure dei fratelli Ravaldini prenderanno una luce nuova, più loro, più caratterizzata. Uno studio credete  che merita d'esser fatto. Sarà contento anche il simpatico strazèr, cui Gambettola ha dedicato un così bel monumento.

[Paolino Severi, ne 'L' Angolo", del Dicembre 1991].

 

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> STRACCI E LICENZA

Alla Piancastelli (540.55) si trova la licenza data da Valerio Bandinelli (15971667) a Domenico Marescotto da Mordano (BO) di raccogliere stracci, ferro vecchio, ecc., datata Ravenna 15 Febbraio 1661.

Sempre dalla Piancastelli (125.123) sappiamo che a Bologna esisteva una "Compagnia dei Strazaroli, o "rivenditori di panni usati", come si legge ne Il Mulino del Po.

Concessione da parte del Cardinal Bandinelli di licenza per poter cogliere stracci, ferro vecchio, e penna d'ocha per "tutta la Provincia di Romagna, eccetto però nel luoghi dove sono gl'Appalti, e quelli portarli dove parerà più commodo nello Stato Eccl.co".
Ravenna, 15 febbraio 1661.

E, sempre a Bologna, piazza Ravegnana, all'angolo con via Rizzoli, esiste il Palazzo degli Strazzaroli. Alcuni suoi particolari furono copiati dal palazzo Bentivoglio distrutto nel 1507.

Sul balcone è murata un'immagine della Madonna. Vicino ad essa un campanello, che suonava quando avveniva una riunione dell'Arte. Il popolo diceva, in bolognese, che il palazzo aveva "nov pòrt, nov finester, nov finestrén, la Madona e al campanléin" (9 porte, 9 finestre, 9 finestrine, la Madonna e il campanellino).
[Da Guida ai misteri e segreti dell'Emilia Romagna, 133].

Mica male, però, quegli strazzaroli bolognesi...
Prot. N' 294.

Dalle notizie che ho potuto assumere da questi incettatori di stracci ho dovuto assicurarmi che il quantitativo dello straccio che annualmente si raccoglie in questo Comune, secondo i dati degli anni passati, sono frà le Libre sei milla alle otto milla, dei quali si può contare per due terzi l'incetta dello straccio bianco, e per l'altro terzo di brunello.

Questo è quanto io posso approssimativamente significare sul particolare alla S.V. III.ma a riscontro del Circolare Disp.O dettato li 29 Ottobre al n.1219 nell'atto che con l'inalterabile mia stima passo a professarle il mio distinto rispetto. 

Di V.S. III.ma

Gambettola li 4.X.bre 1821
Al Sig.r Governatore di Savignano
Dev.mo ed Obbl.mo Il Gonfaloniere G.B.Panzani

 

 

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> 1823, 23 MARZO - CANAPA

Il territorio di Gambettola ha un tornaturato di 1933.86.69, corrispondente a misura romana Rubbie 309.0:3/2. Tornatura: 6 tavole, 23 piedi, 38 oncie 93 per una Rubbia di terreno di superficie quadrata, uso romano. E viceversa. Scorsi 4, quartucci 2, canne 13, Palmi 51 e 19/12 di misura romana formano una tornatura di Gambettola.

Una tornatura di terra a canaparo produce annualmente (in media) libre 400 di canapa grezza. Essendo il territorio di Tavole 1933.86.69 si ritiene che tornature N. 120.30.54 di terreno siano occupate da case, rassedj, prati, sodivi etc.  fatta la detrazione risulta come segue:

Tot Tornature n. 1933.86.69

dette Tornature n. 120.30.54 1813.56.15

Seminativo in grano tornatur. 906.78

Sull'altra metà, per due terzi si coltivano marzatelli e foraggi, e un terzo si coltiva a canapa, che sono tornat. 312.69.46.50

Quale appunto corrispondono a Rubbie romane n.50

Inoltre, se una tornatura di canepaio dà Libre 400 di canepa, tornature 6.25.38.93 formante il detto Rubbio ne darà libre 2501.

Con tale dato, se un rubbio di terra misura romana dà un prodotto di canapa di libre 2501, n.50 daranno un TOT. di Libre 1250,50.

I terreni (per il canepaio) sono da concimarsi 2 volte all'anno; ingrasso con la seminagione della fava; spesa di manodopera sino al punto dell'immagazzenimento per ogni Rubbio scudi 77.

Il prezzo somme presentemente è di scudi 4 per ogni 100 libre peso, e moneta romana ossia baj.4 per ogni libra di oncie 12 di canapa grezza.

La canapa pettinata nell'interno si vende in tre modi:

pettinata usuale cioè mercantile  sc.7 %

pettinata perfetta sc. 9 %

pettinata sopraffina  sc. 13 %

Non esiste alcuna fabbrica o manifattura di canepa come tessuti o cordami.

Attesa la speculazione de' coltivatori di lasciare cioè poca quantità di canepa per fare il seme, se ne raccoglie appena a sufficienza per l'occorrente seminagione e molti anni occorre ripetere detto seme dalle piazze limitrofe e anche dalle provincie di Bologna e Ferrara. Non si commercia lino.

Per le canape grezze e pettinate negli anni addietro, allor quando i prezzi erano in aumento, il commercio era florido dimodochè si facevano spedizioni di canape specialmente grezze in molti stati esteri, specie a Trieste, Genova, Livorno ed altre piazze Europee; ma da due anni, essendo ribassati i prezzi e scemato il traffico, le nostre canape si esitano sulle piazze limitrofe e se ne spediscono tanto di grezze che di lavorate nell'interno dello Stato e segnatamente ad Ancona, Senigallia, Jesi, Roma ecc.

Presentemente il commercio "si è incagliato, essendo ribassato il prezzo de la canepa per più d'un terzo; difficilmente se ne può fare la vendita, con pregiudizio de' particolari proprietari di detto genere, motivo per cui li coltivatori si scoraggiscono in modo che tendono a declinare da tale coltivazione". Gambettola 13 Marzo 1823.

Guazzetti segretario
Governo Pontificio

Gambettola 4 Giugno 1830

 

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> IL PRESIDENTE MUNICIPALE

Certifica che il S.r Giovanni Pirazzoni scaricò, quì li 23 Giugno p.p. in questo Comune e precisamente nel suo Magazzeno due Colli di Stracci del Peso circa di L.918 (L=Iibbre) provenienti da Pesaro, dei quali la Bolletta disse d'aver perduto per istrada.

Il Presidente
P. Guazzett

Un documento di 168 anni fa. Vengono scaricati gli stracci, ma si è "perduta" la bolletta.
Che anche allora esistessero i "furbi"?
Quelli non mancano mai. Per non pagare il dazio, si può perdere anche la "bolletta".
La storia è maestra; da tanti e tanti anni!

 

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