STRACCI
IN ARCHIVIO |
Dal
libro di . PAOLINO SEVERI
.
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I STRAZER DE BOSCH -
Società editrice Il Ponte vecchio Cesena
"Perché
tirar fuori i fratelli Ravaldini, ho chiesto."
"Per un dovere di giustizia e di riconoscenza",
m' hanno risposto.
Ed è
stato così che m' hanno sollecitato a buttar giù questi
appunti.
Ho accettato, perché anch'io sono un figlio della Gambettola
del passato, che nei confronti dei fratelli Ravaldini ha il grosso dovere
di sdebitarsi.
Di
Giovanni Battista Ravaldini, nato nel 1807, sappiamo
che, nel 1838, presiedette il Consiglio Comunale.
Doveva, quindi, trattarsi di un elemento probo, onesto, ossequiente
al governo del tempo (quello pontificio).
Nel 1855, l'anno del Cholera
inorbus, fu a capo della commissione sanitaria.
Di
Cristina Ravegnani, nel 1874, già vedova, subentrata
nella conduzione dell'azienda domestica, sappiamo che
"esercitava il commercio all'ingrosso" e che, nel
188 1, figura tra i "magazzinieri di stracci" assieme
ai gambettolesi
(citiamoli almeno una volta! ... ) Lucchi,
Abbondanza, Bertolas, Pasini e Gozzi.
Morì
nel 1916. Di lei si scrisse: "Fu donna d'alto sentire e di benefica,
nobilissima vita".
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I FRATELLI RAVALDINI
Il primo,
Antonio, nasce
nel 1863, morendo improvvisamente il 31 dicembre 1929.
L'altro, Leopoldo, nasce
nel 1865 e muore nel 1927. "Modesto,
retto, ufficiale medico in guerra".
La loro
presenza nella vita amministrativa paesana è quasi continua.
Nel 1891, il comune è retto da
Antonio, che nel 1900 farà parte della Giunta Comunale,
promotrice di "fiere di bestiame",
canapa e merci nell'intento di favorire "il
nazionale miglioramento e il commercio del bestiame bovino nella nostra
regione", e che, nello stesso anno, alla tragica morte
di re Umberto porta a 1.000 le precedenti lire stanziate per l'erezione
di un ospedale a Gambettola.
È
una prova concreta di interessamento alle necessità locali.
L'iniziativa dell'ospedale non andò mai in porto, anche se si
redasse un regolamento che stabiliva: "Medico,
custode e infermiere per i primi cinque anni, presteranno la loro opera
gratuitamente" e questo per fare funzionare l'opera.
Quella
dei soldi, per gli amministratori del tempo, è una curiosa rogna...
Non possono recepire nemmeno la richiesta del parroco, che vuol fare
delle feste grosse con cantanti e musicisti di Pesaro, luminarie, fuochi
artificiali.
Ed altre volte, quando si organizzarono a Gambettola delle corse ciclistiche,
il Comune non sborsò mai una lira e le spese se le addossò
il Circolo di divertimento e di lettura. Oggi, beh .... lasciamo
perdere. I confronti sono sempre antipatici.
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ATTIVITÀ SOCIALE
Nel
1881, Antonio era stato tra i promotori della Società di Mutuo
Soccorso per gli operai e,
in occasione del ventennio di fondazione, pensa
ad un Asilo Giardino d'Infanzia. Si bussa a denari con una frase
ad effetto: «Voglio pensare che
ad ogni educatorio che si apre, è un carcere che si chiude».
L'asilo
comunale viene realizzato nel 1913.
Nel
1906 si affrontano altri due problemi: un'aula per il disegno e le strade
nuove o da allargare.
Scuola
di disegno: vuol significare qualificazione dei ragazzi. Una
scuola di disegno e poi di Arti e Mestieri fu sempre nel programma di
Antonio, che lasciò 150.000 lire per la sua realizzazione.
Si trattò di una iniziativa di rilievo per l'economia gambettolese,
che fu mantenuta parecchi anni, ripresa dopo la prima e la seconda guerra
(1918 e 1945). Da quella scuola uscirono
ottimi e qualificati artigiani che si fecero onore e diedero lustro
al nostro paese. Nel 1948, fu intitolata
al suo nome, come si scrive nella delibera consigliare,
"doveroso riconoscere il contributo morale
e materiale del benemerito cittadino alla realizzazione di questa lodevole
iniziativa, di cui beneficiano i figli del popolo".
Un pizzico di stile classista, com'era di moda nel tempo...
La scuola nel dopoguerra
non ebbe lunga vita: i nuovi ordinamenti videro la scuola media diventare
conquista dell'Italia democratica.
Da notare
che nel suo testamento Antonio esprimeva la speranza che "qualche
altro facoltoso del paese (lo) avesse seguito in questa opera filantropica".
Rimase sempre una speranza.
Quella
delle strade larghe (affermava sempre il defunto Agostino Spinelli)
era un chiodo fisso del Ravaldini. Prevedevano il progresso,
l'era dei veicoli (nel 1905, solo due
gambettolesi avevano il "motociclo" con relativa licenza: Romeo Fantini
e Leopoldo Ravaldini), il grande, turbinoso traffico
che necessita di larghe strade. Si realizzò, allora,
la prima parte della strada della Stazione, come si volle chiamare l'attuale
viale Carducci e la si volle larga, di una larghezza che sembrò,
allora, spropositata.
Oggi resta ancora la più bella strada di Gambettola.
I Ravaldini avevano visto giusto.
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DAL TELEFONO ALLA FORNACE
Nel
1907, un'altra felicissima idea dei Ravaldini:
trattative con la Società Telefonica di Romagna Poloni
e C. "di somma utilità ai commerci ed
all'industria fiorentissima del Comune". Quel fiorentissima
era una bugia bella e buona, ma la si poteva dire, pur di avere il telefono.
Si pensa anche a piazza Cavour " investendo
in mezzo a detta piazza piante a foglia non caduca; una zona divisa
in 4 aiuole, con 4 viali traversali; le aiuole circondate da muretto
di mattoni, mentre i viali saranno imbrecciati".
Poi la
"sistemazione del Borgo Mazzini, nella
zona centrale del Paese, attraversato dalla Fossa Luparia... che manca
di chiaviche". E nel 1908 un'illuminante proposta: "Per
attivare a Gambettola una fornace laterizi, cedere gratis il terreno
comunale, a nord della nuova strada Branchisa a quelle ditte o società
cooperative che si impegneranno con serietà d'intendimenti ad
impiantare in quella località una fornace di materiali laterizi
e ciò ad incremento industriale, edilizio ed economico del paese".
Il
primo atto concreto, che fece poi strada e nel 1910 si formò
la "Paganelli", che fu "inizio di benessere e di civiltà.
L'industria costruita con sistemi moderni ha cominciato la sua attività
quotidiana".
Anche oggi e da quanti anni! la
fornace incide sulla vita produttiva gambettolese.
Altre proposte ed altre iniziative furono il macello comunale,
l'asta per il Palazzone, già Saladini, le
trattative per la definizione dei nuovi confini con Longiano, l'acquisto
di terreno per "ricreazione scolastica e palestra ginnastica" e la sostituzione
della vecchia catapecchia "residenza municipale" col bel palazzo inaugurato
nel 1914.
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LA GRANDE GUERRA
E
siamo alla grande guerra.
Il 2 giugno 1915, Leopoldo Ravaldini firma il vibrante manifesto
rivolto alla sua gente: "perché scompaia
ogni pubblico dissidio, cadano le private contese, tacciano le inutili
querele... E faccia ognuno quanto può nel bene di tutti dinnanzi
alla MAESTA' della GRAN MADRE COMUNE".
I fratelli Ravaldini furono i primi
a metter a disposizione 50 lire per il grano a famiglie povere.
Le loro donne presero parte ai vari Comitati assistenziali: "Pro
Croce Rossa Italiana", "di preparazione civile", per "offerte pro
liberati e liberatori ".
Leopoldo prestò servizio militare raggiungendo il grado di
Maggiore Medico. La ditta continuò a dedicarsi al commercio
di "canapa, scarti e stoppa".
Nel 1919, Leopoldo si dimette da sindaco,
ma i due fratelli non negano la loro collaborazione, il peso della
loro esperienza, la loro capacità per la soluzione di problemi,
che sembravano ancor più gravi dei precedenti, dato anche il
clima politico, che imbarbarisce la vita della gente.
Danno la loro adesione ad una Società Industriale Gambettolese
dai grossi progetti: non se ne fece nulla. Si impegnano
per l'altro progetto comunale delle nuove fabbriche nel 1920, con
la cifra di 40 mila lire, la più alta in assoluto. Anche
questo non si realizzò.
Leopoldo fece parte della Cooperativa per la coltivazione
del tabacco.
Ambedue diedero la loro massima collaborazione,
per l'impianto a Gambettola di una fabbrica per concimi, per
dare lavoro alla povera gente: la Federazione dei Consorzi
Agrari non appoggiò l'iniziativa, ritenendo "azzardato
mettersi in questa impresa".
E, intanto, non trascurarono i loro
affari di famiglia. Assistettero a rivolgimenti politici
e lavorarono in silenzio, incrementando il commercio e splendido
dato a loro favore stimolarono in ogni maniera chi lo praticava. Anche
in quella più rischiosa dei prestiti. Ma loro conoscono i
Gambettolesi ed hanno fiducia in quella gente operosa.
Poi, a distanza di due anni l'uno dall'altro, i fratelli Ravaldini
passano all'altra vita. Alla loro morte, la "grande
casa", l'orto e del buon danaro andarono in beneficenza. Il
palazzo diventò sede delle Opere Assistenziali, ricoverò,
poi, bimbi e anziani e
Ma arriviamo alla cronaca moderna; la storia, per il momento,
finisce qui.
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AGLI STORICI DI GAMBETTOLA
Ho
presentato i fratelli Ravaldini come pubblici amministratori, quasi
trascurandoli quali commercianti.
Se l'avessi fatto, si sarebbe sicuramente allungata la barba ai lettori
del mio pezzo, per un semplice motivo: andare a fondo nel problema
canapa (e i Ravaldini sono stati prima
di tutto commercianti in canapa, poi in stracci, vetro, cascami ecc.)
significa aprire un grosso capitolo culturale del nostro paese.
La canapa e i suoi riflessi col filare
delle donne, la tela, i vestiti, la tintoria, la corda, le fibre tessili,
le barche (nel 1912 Antonio Ravaldini venne in possesso di una piccola
corderia addirittura a Livorno ... ). Lo
seguirono in questa attività i vari Daltri (Martòin),
Galassi (Terènzi) e Benedettini. Poi arrivarono
le fibre sintetiche e....
Si tratta di uno studio tutto da fare
su questo aspetto culturale della canapa (prima la canapa,
poi gli stracci), che lasciamo a qualche gambettolese volonteroso.
Le figure dei fratelli Ravaldini prenderanno
una luce nuova, più loro, più caratterizzata.
Uno studio credete che merita d'esser fatto. Sarà
contento anche il simpatico strazèr, cui Gambettola
ha dedicato un così bel monumento.
[Paolino Severi, ne 'L' Angolo", del Dicembre 1991].
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STRACCI E LICENZA
Alla
Piancastelli (540.55) si trova la licenza data da Valerio Bandinelli
(15971667) a Domenico Marescotto da Mordano (BO) di raccogliere stracci,
ferro vecchio, ecc., datata Ravenna 15 Febbraio 1661.
Sempre dalla
Piancastelli (125.123) sappiamo che a Bologna esisteva una "Compagnia
dei Strazaroli, o "rivenditori di panni usati", come si legge ne Il
Mulino del Po.
Concessione da parte del Cardinal Bandinelli
di licenza per poter cogliere stracci, ferro vecchio, e penna d'ocha
per "tutta la Provincia di Romagna,
eccetto però nel luoghi dove sono gl'Appalti, e quelli portarli
dove parerà più commodo nello Stato Eccl.co".
Ravenna,
15 febbraio 1661.
E, sempre
a Bologna, piazza Ravegnana, all'angolo con via Rizzoli, esiste il
Palazzo degli Strazzaroli. Alcuni suoi particolari furono copiati
dal palazzo Bentivoglio distrutto nel 1507.
Sul balcone è murata un'immagine
della Madonna. Vicino ad essa un campanello, che suonava
quando avveniva una riunione dell'Arte. Il
popolo diceva, in bolognese, che il palazzo aveva "nov pòrt,
nov finester, nov finestrén, la Madona e al campanléin"
(9 porte, 9 finestre, 9 finestrine, la Madonna e il campanellino).
[Da Guida ai misteri e segreti dell'Emilia
Romagna, 133].
Mica
male, però, quegli strazzaroli bolognesi...
Prot. N' 294.
Dalle notizie che ho potuto assumere da questi incettatori di stracci
ho dovuto assicurarmi che il quantitativo dello straccio che annualmente
si raccoglie in questo Comune, secondo i dati degli anni passati,
sono frà le Libre sei milla alle otto milla, dei quali si può
contare per due terzi l'incetta dello straccio bianco, e per l'altro
terzo di brunello.
Questo è
quanto io posso approssimativamente significare sul particolare alla
S.V. III.ma a riscontro del Circolare Disp.O dettato li 29 Ottobre
al n.1219 nell'atto che con l'inalterabile mia stima passo a professarle
il mio distinto rispetto.
Di V.S. III.ma
Gambettola
li 4.X.bre 1821
Al Sig.r Governatore di Savignano
Dev.mo ed Obbl.mo Il Gonfaloniere G.B.Panzani
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1823, 23 MARZO - CANAPA
Il
territorio di Gambettola ha un tornaturato di 1933.86.69, corrispondente
a misura romana Rubbie 309.0:3/2. Tornatura:
6 tavole, 23 piedi, 38 oncie 93 per una Rubbia di terreno di superficie
quadrata, uso romano. E viceversa. Scorsi 4, quartucci 2, canne 13,
Palmi 51 e 19/12 di misura romana formano una tornatura di Gambettola.
Una tornatura di terra a canaparo produce
annualmente (in media) libre 400 di canapa grezza. Essendo
il territorio di Tavole 1933.86.69 si ritiene che tornature N. 120.30.54
di terreno siano occupate da case, rassedj, prati, sodivi etc.
fatta la detrazione risulta come segue:
Tot Tornature n. 1933.86.69
dette Tornature n. 120.30.54 1813.56.15
Seminativo in grano tornatur. 906.78
Sull'altra metà, per due terzi si coltivano marzatelli e foraggi,
e un terzo si coltiva a canapa, che sono tornat. 312.69.46.50
Quale appunto corrispondono a Rubbie romane n.50
Inoltre, se una tornatura di canepaio dà Libre 400 di canepa,
tornature 6.25.38.93 formante il detto Rubbio ne darà libre
2501.
Con tale dato, se un rubbio di terra misura romana dà un prodotto
di canapa di libre 2501, n.50 daranno un TOT. di Libre 1250,50.
I terreni (per il canepaio) sono da concimarsi 2 volte all'anno;
ingrasso con la seminagione della fava; spesa di manodopera
sino al punto dell'immagazzenimento per ogni Rubbio scudi 77.
Il prezzo somme presentemente è di scudi 4 per ogni
100 libre peso, e moneta romana ossia baj.4 per ogni libra di oncie
12 di canapa grezza.
La canapa pettinata nell'interno si
vende in tre modi:
pettinata usuale cioè mercantile sc.7 %
pettinata perfetta sc. 9 %
pettinata sopraffina sc. 13 %
Non esiste alcuna fabbrica o manifattura di canepa come tessuti
o cordami.
Attesa la speculazione de' coltivatori di lasciare cioè poca
quantità di canepa per fare il seme, se ne raccoglie appena
a sufficienza per l'occorrente seminagione e molti anni occorre ripetere
detto seme dalle piazze limitrofe e anche dalle provincie di Bologna
e Ferrara. Non si commercia lino.
Per le canape grezze e pettinate negli anni addietro, allor quando
i prezzi erano in aumento, il commercio era florido dimodochè
si facevano spedizioni di canape specialmente grezze in molti stati
esteri, specie a Trieste, Genova, Livorno ed altre piazze Europee;
ma da due anni, essendo ribassati i prezzi e scemato il traffico,
le nostre canape si esitano sulle piazze limitrofe e se ne spediscono
tanto di grezze che di lavorate nell'interno dello Stato e segnatamente
ad Ancona, Senigallia, Jesi, Roma ecc.
Presentemente il commercio "si è incagliato,
essendo ribassato il prezzo de la canepa per più d'un terzo;
difficilmente se ne può fare la vendita, con pregiudizio de'
particolari proprietari di detto genere, motivo per cui li coltivatori
si scoraggiscono in modo che tendono a declinare da tale coltivazione".
Gambettola 13 Marzo 1823.
Guazzetti segretario
Governo
Pontificio
Gambettola 4 Giugno 1830
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IL PRESIDENTE MUNICIPALE
Certifica
che il S.r Giovanni Pirazzoni scaricò, quì li 23 Giugno
p.p. in questo Comune e precisamente nel suo Magazzeno due Colli di
Stracci del Peso circa di L.918 (L=Iibbre) provenienti da Pesaro,
dei quali la Bolletta disse d'aver perduto per istrada.
Il Presidente
P.
Guazzett
Un documento di 168 anni fa. Vengono
scaricati gli stracci, ma si è "perduta" la bolletta.
Che
anche allora esistessero i "furbi"?
Quelli non mancano mai. Per non pagare
il dazio, si può perdere anche la "bolletta".
La storia è maestra; da tanti e tanti anni!
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