QUEL
CHE C'È E... QUEL CHE NON C'È PIÙ |
Gambettola non possiede testimonianze rilevanti dei proprio passato: le
costruzioni più antiche hanno subìto, a causa dei bombardamenti
dell'ultima guerra, danni talmente rilevanti da consigliarne l'abbattimento
o, nella migliore delle ipotesi, una ricostruzione pressochè completa.
Gli edifici
di una certa rilevanza si contano, oggi, sulle dita di una mano.
|
>
LA CHIESA PARROCCHIALE DI S. EGIDIO ABATE
La
chiesa Parrocchiale, che anticamente si chiamava "Sant'Egidio
del Bosco'',
è situata in Piazza Cavour, quella che un tempo veniva indicata
come "Ia piazza di sopra" per distinguerla
dalla "piazza di sotto" dove si trovava
(e si trova tuttora) il palazzo comunale.
In effetti
la Chiesa ed il Municipio delimitavano grosso modo, a sud e a nord,
il centro storico della cittadina.
La costruzione originaria della Chiesa
risale al XVI secolo, ma ha subito, nel corso dei tempo,
consistenti modifiche.
La più rilevante delle quali, databile al 1700,
ha addirittura cambiato l'orientamento dell'edificio che era originariamente
rivolto a sud, verso il torrente Rigossa, mentre oggi guarda ad est,
affacciandosi sul corso principale dei paese.
Durante
la II° Guerra Mondiale subì
gravi danni e, nell' immediato dopoguerra, fu sottoposta ad impegnativi
restauri. L' interno è formato da una navata e da due transetti,
da un soffitto a cassettoni e da una cupola costruita ex novo nel dopoguerra.
Al
centro, dietro l' altare, è posto un grande quadro in ceramica,
opera dell' artista Malmerendi di Cesena, che raffigura S. Egidio Abate.
Da
segnalare, inoltre, la pregevole Via Crucis, opera in ceramica di Giuliano
Severi, artista gambettolese trapiantato a Sassuolo.
Di
fianco alla chiesa sorge il Monumento ai Caduti, costruito nel 1927.
|
>
PALAZZO MUNICIPALE
Fu
costruito nel 1913 nella "Ia piazza di sotto" del paese, l'attuale
Piazza Il Risorgimento.
Sostituì il vecchio palazzo municipale,
molto più piccolo, che sorgeva nel medesimo luogo e che fu abbattuto
per lasciar posto alla nuova costruzione.
Un
edificio, a due piani, ospita vari uffici comunali oltre al vecchio
Teatrino Comunale, che ne occupa un' intera ala.
Fino
ai primi anni Cinquanta il teatrino ha ospitato piccoli concerti, recite
e feste danzanti che coinvolgevano tutto il paese; oggi è completamente
in disuso.
|
>
EX CASA DEL FASCIO
Costruita negli
anni '30, si affaccia su Corso Mazzini.
Fu adibita, come tutte
le costruzioni consimili, alle attività politiche, sociali e
ricreative delle varie organizzazioni fasciste.
Nel dopoguerra, e fino alla fine degli anni Ottanta, il piano terra
è stato utilizzato come sede di uffici pubblici;
al piano superiore, invece, si tenevano le riunioni dei Consiglio Comunale.
Attualmente l'edificio
è in fase di ristrutturazione e, una volta ultimato, ospiterà
la Biblioteca Comunale ed un Centro Culturale Polivalente.
|
>
L'OSTERIA DI BUDRIO (ex stazione di posta)
Non
è nota l'epoca di erezione di questo possente edificio che si
trova sulla Via Emilia, al limite meridionale dei territorio comunale,
in località Budrio.
Già
nel sec. XV le fonti tramandano l'esistenza a Budrio di un' osteria,
da identificare con l' edificio in argomento, legata a numerosi episodi
cruenti (uccisioni, impiccagioni, rapine)
In epoca
più tarda si registra la presenza di controlli di Guardie Pontificie
e di una stazione di posta per il cambio dei cavalli,
la cui funzione, ovviamente, si confonde con quella di osteria.
Nel
1829 l'Osteria di Budrio esisteva ancora e probabilmente
solo alla fine dei secolo scorso l' edificio perdette la sua originaria
funzione e fu adibito ad usi diversi.
Il palazzo, attualmente in fase
di ristrutturazione ad opera di privati, si presenta a pianta rettangolare
e a due piani.
La facciata è in stile neoclassico.
|
>
LA VILLA DI BULGARIA
Posta
al limitare dei territorio comunale, in località Bulgaria,
fu definita
"Il Parnaso" da Antonio Baldini
e "porto di pace e sicuro sollievo" da
Augusto Campana.
La
costruzione, databile al sec. XVIII, consta di due piani e di una facciata
neoclassica rinnovata nel 1927.
Appartenne originariamente alla Famiglia dei Conti Masini di Cesena
e, successivamente, alla famiglia Pecci di Verucchio.
Oltre
ai citati Baldini e Campana, la Villa
accolse, in tempi relativamente recenti, altri noti scrittori
quali Marino Moretti, e Cesare Angelini, ed il pittore Amerigo Bartoli.
Attualmente
è stata ristrutturata, e portata all'antico splendore
|
>
IL MONUMENTO ALLO STRACCIVENDOLO
Lo
straccivendolo (in dialetto "e strazèr") è
stato il protagonista indiscusso dello sviluppo economico gambettolese
dei secondo dopoguerra.
Coloro
che, per scampare alla miseria - a partire
dalla fine dell'Ottocento e per tutta la prima metà dei XX secolo
- in sella alle loro sgangherate biciclette raccoglievano stracci,
pelli di coniglio e vecchi arnesi, si trasformarono in moderni imprenditori
dei settore della rottamazione e costituirono il vero e proprio volano
per la rinascita economica della cittadina.
L'idea
di costruire un monumento allo "strazèr de Bosch" fu
lanciata nel 1978,
ma trovò la sua pratica realizzazione
solo dieci anni dopo.
L'
opera, inaugurata il 3 settembre dei 1989,
è stata realizzata dallo scultore
cesenate Tito Neri, prima
su creta, poi fusa nel bronzo. è alta 2 metri e 8 centimetri
e pesa 245 chilogrammi.
È
posta lungo Corso Mazzini, in un piccolo giardinetto che collega il
Corso principale dei paese con il parcheggio di Piazza Foro Boario.
|
|
>
PALAZZO PILASTRI
Per
concludere, parliamo di quel che non c'è più.
Il riferimento al grande Palazzo Pilastri
è d' obbligo, e
fino al 1945 è stato il simbolo architettonico di Gambettola,
noto a tutti con il nome dialettale "e palazoun"
(il palazzone).
Sorgeva
nel centro di Gambettola,
e fu costruito dalla famiglia Pilastri nel sec. XVII,
come residenza di campagna. Qui, infatti,
i signori trascorrevano il periodo della caccia, organizzando sontuosi
banchetti, ai quali ben si prestavano gli ampi saloni affrescati.
Nel
1843 divenne proprietà della famiglia Saladini di Ascoli
e, alla fine dei secolo, fu acquistato dal Comune di Gambettola che,
in precedenza, lo aveva acquisito in affitto trasferendovi, per un breve
periodo, la sede municipale.
Negli
ultimi decenni della sua esistenza divenne una sorte di grande "casa
popolare", ospitando alcune delle famiglie
più povere del paese. Ridotto
ad un cumulo di rovine a causa dei bombardamenti subìti durante
la
II° GUERRA MONDIALE, fu
abbattuto definitivamente nell'immediato dopoguerra.
Al
suo posto, oggi, si trova Piazza Sandro Pertini.
torna
su |